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SULLA PRESENZA DI ARABISMI NEL DIALETTO DEL CILENTO |
Maddalena
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SULLA PRESENZA DI ARABISMI NEL DIALETTO DEL CILENTO
Indagini Preliminari
Il Cilento è la regione montuosa che si protende in mare tra i golfi di Salerno e Policastro, limitata a Nord dall'Alburno e ad est dal Vallo di Diano [1] .
Il nome Clilento, attestato già dal 963 (ancora nel 957 l'area era indicata come loco lucania), secondo alcuni fu dato dai Benedettini e deriva da Cis Alentum. Secondo altri si tratta invece di un antichissimo termine mediterraneo equivalente a monte e che si riferiva in origine alla montagna attualmente chiamata Monte Stella. Il nome Cilento verrebbe da una base paleomediterranea *sir- (con oscillazione *sir-/*cil-) dal significato di monte e da una formante preindoeuropea *-ento [1]. Fu abitato nell'antichità da Lucani e da colonie greche stanziatesi su alcuni punti della costa. Dopo il periodo romano appartenne per circa un secolo al regno bizantino. Al tempo dei Longobardi fece parte del gastaldato della Lucania, e, dopo l'840, seguì le sorti del principato di Salerno. Con la dissoluzione della Baronia del Cilento e la fine della signoria dei Sanseverino nel 1552 vi si instaurò una feudalità frammentata che fu la causa primaria del successivo processo di disgregazione e decadenza [2].
L'idea di verificare nel lessico cilentano la presenza di un certo numero di lessemi di etimologia araba è nata dalla considerazione che termini di origine araba sono stati rilevati in altre aree linguistiche dell'Italia meridionale [3]. La presenza più corposa di etimi arabi è riscontrata senza dubbio nell'area siciliana [4]; prestiti arabi sono stati rilevati anche nell'area napoletana [5], pugliese [6] e lucana [7].
Trattandosi di paragonare il lessico di idiomi geneticamente e tipologicamente non apparentati occorre individuare uno, o più, eventi che possano spiegare la copresenza di elementi lessicali e quindi di una indagine in tal senso. Uno degli eventi a cui si tende ragionevolmente a rifarsi è l'esperienza, condivisa con le aree contigue, dei contatti con gli Arabi.
Come altre aree dell'Italia meridionale anche il Cilento ebbe contatti con gli Arabi, pur se in maniera molto più ridotta, per estensione geografica e cronologica, di altre aree quali la
Sicilia e le aree pugliesi [8].
Cantalupo, P., Acropolis - Appunti per una Storia del Cilento dalle origini al XIII Secolo, tipografia Guariglia, Agropoli, 1981, p. 74.
Lo stanziamento degli Arabi a Punta Licosa sembra risalire all'836. Essi furono chiamati, allo scopo di contrastare le mire espansionistiche dei Longobardi, dal ducato di Napoli che si era reso indipendente da Bisanzio e che aveva attirato nella sua orbita anche Agropoli, oltre agli altri territori bizantini della Campania [9].
L' occupazione di Agropoli da parte dei Saraceni si fa in genere risalire all'882, data che secondo alcuni indicherebbe invece il consolidamento di una occupazione preesistente [10]; nel 915 (secondo alcuni nel 1028) Agropoli fu liberata ed il territorio, formalmente ancora bizantino, ritornava sotto la giurisdizione del vescovo pestano di Capaccio ed aggregato al principato salernitano con sudditanza da Costantinopoli [11].
Oltre a questa esperienza di dominazione diretta l'area costiera cilentana ebbe a subire, come altre aree costiere dell'Italia meridionale, l'assalto dei pirati barbareschi [12].
Degli aspetti negativi legati a questi eventi vi è traccia in molti dei canti tradizionali cilentani [13], come, per esempio, in questo che segue:
Sei
più bella tu che Polissena |
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(Antonio Meola, anni 80 - Montecorice 1989) |
La presenza degli Arabi nel Cilento potrebbe dunque costituire il presupposto storico circa l'esistenza di termini arabi nel dialetto cilentano. Questi sono in effetti pochi e, per la maggior parte, condivisi con le aree dialettali circostanti. Ciò sembra indicare che questa presenza non sia imputabile solo a contatti diretti degli Arabi con il Cilento ma a contatti occasionali connessi con attività mercantili. Vi sono comunque alcuni termini la cui distribuzione sembra ristretta all'area cilentana; si tratta di un piccolo numero di termini, superstiti di quella 'terminologia mercantile' che faceva ricorso ai cosiddetti 'prestiti di comodità' o 'prestiti di inerzia' [14].
3 - Considerazioni preliminari
Una volta esposti i termini extralinguistici dell'indagine, passiamo a considerazioni più specifiche.
La presenza di etimi di probabile origine araba nel dialetto cilentano è facilmente rilevabile; difficile invece approfondire la conoscenza circa la reale portata di questi prestiti e le circostanze (prestito diretto o di tramite, periodo, etc.) che li hanno prodotti. Già ai primi passi dell'analisi emerge difatti l'inadeguatezza degli strumenti a disposizione.
Una prima considerazione riguarda i due oggetti posti a paragone. Abbiamo da un lato un dialetto, quello cilentano, che ha una distribuzione areale ben delimitata e un numero di parlanti quantitativamente ristretto. Abbiamo dall'altro una entità linguistica 'araba' non identificabile, in ambito sincronico, in termini di precisa entità linguistica a causa della sua estesa e frammentata distribuzione areale che si realizza in molte e diversificate realtà linguistiche. Appare quindi più corretto, come ipotesi di lavoro, l'avere come secondo termine di paragone, non una ma più entità linguistiche, costituite dagli idiomi parlati nelle aree costiere mediterranee (i dialetti dell'area orientale e dell'Africa del Nord, il berbero, il turco, etc.). Indicare però con precisione quale, o quali, di queste aree e/o idiomi siano da assumere a controparte privilegiata è un atto più conclusivo, da far scaturire cioè alla fine dell'indagine, che non di premessa, in quanto non si hanno a disposizione adeguati studi extralinguistici, e mi riferisco nella fattispecie a quelli storici, che forniscano basi per ipotesi linguistiche. Pare difatti che, benché siano documentati gli episodi di dominazione degli Arabi sulle coste dell'area in questione, non molto si sa sulla entità e qualità dei rapporti di scontri e/o scambi, e meno ancora si sa sull'area effettiva di provenienza di questi 'Arabi', popolarmente e -non sappiamo quanto- approssimativamente identificati come 'Turchi'.
In questa impossibilità di delimitare l'ambito entro il quale possano essersi verificati i prestiti si rileva una prima difficoltà nell'impostazione della ricerca.
Vediamo ora qual'è la situazione circa gli strumenti per condurre una indagine di confronto tra i termini individuati. Trattandosi come abbiamo visto del confronto tra due dialetti è bene disporre di lessici dialettali; trattandosi inoltre di un confronto lessicale sarebbe estremamente utile disporre di regole di conversione a suffragio di una somiglianza fonetica e/o semantica. Vediamo qual'è la situazione a proposito.
Al contrario della storia e della storiografia, per la quale esiste una ricca tradizione, gli studi linguistici specifici sul Cilento sono piuttosto scarsi, soprattutto se paragonati a quelli relativi alle aree contigue maggiori, ossia l'area del dialetto napoletano [15] e del dialetto calabrese [16]. Linguisticamente il Cilento è considerato zona di passaggio tra la Calabria e la Campania; ciò è attestato anche dalla distribuzione degli etimi greci. Difatti mentre il Basso Cilento conserva i termini greci caratteristici della Calabria meridionale, il Cilento settentrionale ha conservato solo quegli elementi greci che sono presenti anche nei dialetti centro-meridionali [17]. Mancano comunque opere di base come grammatiche, lessici o dizionari specifici [18]; unica eccezione il recente Dizionario Etimologico del Dialetto Cilentano [19], che elenca circa 17.000 voci (di cui 7.000 con etimologia) del dialetto cilentano; a circa 50 di queste voci è assegnato un etimo arabo, ripreso da lessici italiani e dal dizionario del Rohlfs sui dialetti della Calabria. L'opera, indubbiamente valida come strumento di consultazione, soffre comunque delle ambiguità tipiche dei dizionari dialettali che, pur specifici in quanto all'oggetto -un dialetto- non lo sono però in quanto alle tecniche. Difatti se la lessicografia di lingue ad antica tradizione scritta ha ormai perfezionato le tecniche per l'organizzazione delle macrostrutture e delle microstrutture altrettanto non si può dire per i lessici dialettali, che, essendo omoglossi e non eteroglossi, presentano spesso caratteri più simili al dizionario storico, e quindi di tipo diacronico [20].
Per quanto riguarda la dialettololgia araba, vi sono studi a livello fonologico e grammaticale, in particolare morfofonemica di elementi appartenenti a classi chiuse (es.: pronomi, affissi, derivazioni); vi sono anche lessici dialettali areali, ma si tratta in genere di manuali di conversazione più che di dizionari dialettali [21]. Ho potuto consultare alcuni dizionari regionali che coprono l'area dell'Africa settentrionale, ma sarebbe auspicabile anche una ricerca su lessici dell'area mediorientale (Siria, Libano).
Il problema della grafia è un altro esempio delle difficoltà della lessicografia dialettale. Mancando una pratica di trascrizione lessicografica e una pratica di scrittura, mancano regole di scrittura che rendano omogenea l'ortografia; una riprova ne è l'alto numero di varianti registrate per molte voci del dizionario del Nigro. La grafia risultante da una ricostruzione fonetica dei dizionari dialettali può essere dunque fuorviante.
Riguardo poi alla postulazione di regole di conversione fonetica, non mi risulta che ce ne siano tra l'arabo e l'italiano o tra l'arabo e altri dialetti italiani, se si esclude il conclamato caso dell'assimilazione dell'articolo arabo all'iniziale della parole, fenomeno che del resto si è verificato nello spagnolo ed è passato, già consolidato, nell'italiano.
Le fonti - Testi scritti e testi orali
Passiamo ora a considerare la situazione delle fonti vere e proprie, e cioè dei testi (orali o scritti). Tralasciamo, in quanto non pertinente a questa indagine, il livello di indagine fonetico e grammaticale e andiamo direttamente al livello della lessicologia. Mentre nell'indagine a livello fonemico e grammaticale, inteso come morfologia e sintassi, ci si può accontentare anche di un campione di esecuzione ridotto (in questi livelli la competenza e l'esecuzione del parlante grosso modo coincidono e anche dieci minuti di conversazione possono essere sufficienti a fornire un notevole numero di informazioni), nel livello lessicale lo stesso campione riporterà una percentuale molto inferiore di informazioni. Il ricorso ai campioni di esecuzione, ossia i testi, in una indagine su di un oggetto poco descritto come abbiamo visto essere il dialetto cilentano, diventa a questo punto fondamentale [22]. Essendo il dialetto cilentano una 'lingua minore', per una efficace indagine a livello lessicale è necessario affiancare alla tecnica tradizionale della raccolta di documentazione esistente (lessici preesistenti) quella della ricerca sui testi, attuata anche sul campo ricorrendo sia al metodo passivo, ossia l'osservazione di fenomeni di esecuzione spontanei, sia al metodo attivo, ossia della sollecitazione diretta.
Per una efficace indagine lessicale occorre dunque una base di indagine molto più ampia. Avere una ampia base di esecuzione vuol dire disporre di testi scritti, oltre che orali. I testi scritti in dialetto cilentano si possono assegnare sia al genero creativo che non creativo. I testi non creativi nascono come testi scritti e sono costituiti da documenti vari, quali i registri delle parrocchie, delle dogane, etc., alcuni dei quali pubblicati o riportati in parte in varie opere [23]. Le opere creative sono invece per la maggior parte da assegnarsi alla letteratura orale; i generi più rappresentati sono racconti, canti e filastrocche. Di recente, in seguito al rinnovato interesse verso la cultura del Cilento, si è avuta la pubblicazione di raccolte di racconti e poesie sia tradizionali che di nuova composizione; queste ultime principalmente di genere poetico e teatrale.
I racconti tradizionali e le poesie costituiscono una adeguata base per la ricerca di arabismi nel lessico, in quanto, trattandosi di materiale di genere letterario, il lessico impiegato dispiega, rispetto al materiale di genere non creativo, una maggiore varietà di campi semantici.
In conclusione per quanto riguarda le fonti scritte c'è da rilevare che, benchè esista un notevole corpus di scritti, questo è di difficile consultazione, in quanto sparpagliato e poco catalogato.
Per quanto riguarda le fonti letterarie orali solo da poco se ne sta curando, e nemmeno organicamente, la trasposizione scritta.
L'incerta reperibilità delle fonti aggiunge quindi una ulteriore difficoltà alla conduzione di una indagine che richiede una ampia campionatura di testi.
Vorrei comunque citare, tra le fonti di questa ricerca, anche le indagini condotte nell'estate '89 nell'area costiera compresa tra Agropoli e Acciaroli con la disponibilità di anziani e coetanei. Non ultima la mia competenza del dialetto (essendo io 'cilentana' per parte di madre) acquisita durante continui soggiorni, ai ricordi dei quali ho attinto per richiamare alla memoria espressioni e termini che avevo dimenticati e che ho avuto occasione di ricordare.
Due parole infine per illustrare la situazione attuale circa l'uso dell'idioma. E' ancora il mezzo preferito di comunicazione nelle famiglie, dove è molto diffuso tra gli anziani e la generazione di quarantenni. Meno usato tra i più giovani, tra i quali però risulta impoverito nel lessico e imbastardito nella pronuncia. Ciò a causa di due fattori predominanti: la diffusione della televisione prima e, più di recente, la massiccia presenza nella zona di comunità di villeggianti provenienti principalmente dall'area napoletana. Apprezzabili sono quindi i recenti tentativi, condotti da parte delle varie associazioni culturali presenti nell'area, di valorizzare e far rivivere l'idioma sia attraverso la stampa di testi tradizionali sia attraverso l'istituzione di premi letterari ad opere recenti [24]
Tenendo conto delle limitazioni oggettive entro le quali questa indagine è condotta si possono esporre alcune considerazioni circa la lista riportata in appendice.
Abbiamo fatto delle premesse che riguardano:
1) i presupposti dell'indagine; 2)l'oggetto dell'indagine; 3) gli strumenti a disposizione; 4) le fonti. Abbiamo potuto constatare che: 1) non ci sono presupposti linguistici che giustifichino comunanza di lessico; vi è una storia di contatti politici e commerciali che si intersecano e si susseguono, per un arco di tempo molto lungo e per tutto l'arco costiero mediterraneo, i cui percorsi non sono stati del tutto ricostruiti; 2) ci troviamo a paragonare un elemento certo (il dialetto cilentano) contro entità incerte (quale o quali varianti dell'arabo classico e quali altri idiomi dell'area costiera mediterranea?); 3) esiste da un lato un dizionario dialettale cilentano, oltre ad altri lessici dialettali dell'Italia meridionale e, dall'altro lato, dizionari arabi eteroglossi che segnalano, a volte, termini dialettali; il dizionario arabo omoglosso segnala l'etimologia straniera di lessemi inclusi nel lessico arabo (ma non fornisce altre informazioni circa l'epoca di apparizione o le vie seguite dal prestito??); 4) esistono fonti scritte a carattere non letterario ma non esiste una raccolta organica di queste fonti; esistono versioni scritte di fonti orali a carattere poetico e prosastico.
Avendo chiarito questi presupposti è chiaro che la lista presentata ha carattere di proposta iniziale, suscettibile di aggiunte e rettifiche, e non di conclusione di una indagine che potrà aversi solo quando saranno disponibili strumenti adeguati. Una indagine di questo tipo non può difatti condursi isolatamente ma va vista nell'ottica di un più organico confronto tra entità linguistiche da identificare, sulla base e col riscontro, della lunga storia dei rapporti che hanno interessato i popoli dell'area costiera mediterranea.
La lista di termini di (presunta) origine araba
I lemmi contenuti nella lista sono stati selezionati in prevalenza dall'unica opera specifica disponibile, ossia il Dizionario Etimologico del Dialetto Cilentano [25]; questa lista è stata integrata con lemmi inclusi in altri lessici e ritenuti di etimologia araba [26] . L'elenco è stato ulteriormente arricchito con forme raccolte spulciando testi, in prevalenza letterari, di 'cunti' e 'canti' tradizionali e opere poetiche composte di recente; alcune fonti scritte a carattere non creativo sono anche state consultate (vedi app. 2).
Una volta selezionati i lemmi ne è stata verificata l'etimologia, sia attraverso il DELI che attraverso lessici arabi; è stato anche fatto ricorso ad alcuni parlanti arabi provenienti dall'area mediorientale [27]. E' significativo che non tutti i lemmi dialettali selezionati trovino riscontro nei lessici dell'arabo classico (Wehr, IPO).
Quasi tutti i lemmi selezionati risultano attestati, con differenze fonologiche, in una zona molto estesa comprendente l'area del dialetto napoletano, calabro-lucano e siciliano; alcuni sembrano invece avere una diffusione più circoscritta. Si tratta principalmente di sostantivi, raramente sono presenti i verbi. I toponimi sono scarsi e quasi sempre indicano luoghi generici.
Non sempre è stato possibile indicare la via seguita dal prestito arabo (prestito diretto, veicolato tramite lo spagnolo, dalla Sicilia, etc.) [28]; ove questa informazione era reperibile è stata riportata.
In alcuni casi si ritrova, per uno stesso termine, una doppia etimologia che rimanda sia ad una radice di origine semitica che ad una radice greca. A volte l'etimo definito 'arabo' non è prettamente arabo ma persiano o turco (vedi dogana e damiggiana) Per molti dei termini presi in esame l'attribuzione dell'etimologia richiede un indagine accurata che qui non è stata eseguita, collocandosi questo lavoro più nella prima -raccolta del materiale- delle tre fasi (raccolta, sistemazione e presentazione del materiale) in cui va suddiviso un lavoro di lessicografia [29].
Quella che segue è l'illustrazione
della struttura in sezioni di una voce. lemma cat. gr. glossa / Sigla dizionario o autore: sigla lingua etimo - glossa; Sigla dizionario o autore: sigla lingua etimo - glossa. [contesto]. La grafia del lemma è riportata come si trova nelle fonti. La categoria grammaticale è riportata in corsivo; segue poi la glossa ed eventuale etimologia. Queste informazioni, collocate prima della barra obliqua, sono riportate da Nigro, Dizionario ..., op. cit.. Dopo la barra obliqua sono collocate le indicazioni relative all'etimologia: vi è la sigla di un dizionario, o di un autore, sigla della lingua, etimo. Nel caso di etimo ripreso dal Belot op.cit, quando l'etimo è arabo non vi è indicazione della lingua; in caso di etimo non arabo vi è la sigla della lingua. L'etimo arabo è riportato in trascrizione; la traduzione è fornita come riportata dalla fonte. Quando vi è un riferimento ad un contesto questo è riportato tra parentesi quadre. |
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Per le sigle adoperate si veda l'elenco delle Abbreviazioni. |
Lista di termini ritenuti di origine araba
abbezzèffe N28 - av in gran quantità, abbondantemente / DELI: ar. biz-zaf - in abbondanza; v. S. bezzéf, che rimanda all' ar. bizayd e a B. 304.
acciacco N33 - s.m. malanno, infermità / B. 382: saqqa- misère, malheur, infortune; DELI: sp. achaque dall'ar. saqqa - lamento, malattia.
acciarolo N42 - n.pr. loci. Acciaroli, Torre dell'Acciarolo (anche: aczarulo, azzarulo, lacciarolo, lazzarulo). Il termine si riferisce ad Acciaroli, un paesino a 140 Km ca a sud di Napoli (il 15 agosto vi si svolge una processione di barche a mare in ricordo dello sbarco dei Saraceni). Sull'origine del nome sono state fatte varie ipotesi. / DELI: forse ar. at-za'rura; P1.185: azzalora dall'ar. az-zu'rur - frutto del lazzeruolo (Cratageus arazolus - susino di macchia o selvatico; 'nespolo' e 'lazzeruolo'). Una altra ipotesi propende per una origine greca del termine col significato di 'senza tempesta' [30]
africare N42 - v.tr. rinforzare con cucitura; rimboccare ; lat. af-fricare - sfregare contro. [affrica a cica - rimbocca la piega (riferito al lenzuolo nel rifare un letto]. v.: affrico.
africo N42 - s.m. sopragitto, soprammano, cucitura fitta; rimbocco / B. 585: faraka - égraigner entre ses doigts, frotter qc entre les mains; P.: ar. faraga; orlo di un panno, rimboccarsi le maniche; IPO: ar. faraka - fregare, strofinare. [usato anche al dim.: fange n'africieddo - facci una piccola piega].
alliffare N47 - v.tr. allindare, azzimare; sp.: alifar dall'ar. laffa - pulire, attorcigliare i baffi; gr.: aleipho - ungo / B. 735: laffa - plier, rouler.
ammazzaruto N51 - ag. frutto o sostanza non cresciuta, lievitata. v.: mazzara
ammuina N53 - s.m. confusione sp. amohina / B. 790: mahna - traiter rudement qc, le brusquer.
araanàre N61 - v.tr. cospargere origano / DELI: 'origano' è di etim. oscura anche se popolarmente è spiegato come 'splendore -ganos- della montagna -oros / S.: dalla radice araba RWH, donde rayhaniyy - <<odoriférant>>.
arraccialàrdo N61 - s.m. tagliere. Coltello da cucina per tagliare in piccoli pezzi lardo e carne / A.: allacciare rimanda ad 'adacciare' dal francese hacher / DELI: dal fr. arracher - lacerare; S.: accata dal ber. ecc - mangiare.
arbo N62 - s.m. garbo (anche: carbo) / DELI prob. dall'ar. qalib - modello.
arrassare N65 - v.tr. allontanare, distanziare /B. 242: radda - repousser, éloigner; AM 254: ar. radda - restituire, allontanare, rifiutare.
âtto N77 - s.m. gatto / AM 637: ar. qitta - gatto.
'attomaimone N77 - s.m. gattomammone; fig.: persona che ha il comportamento del felino; ar. maimun - scimmia. Si veda P1.200 mammuni.
azzardo N81 - s.m. azzardo; fr. hasard dall'ar. az-zahr - dado /AM 308: ar. zahra - dado dal pers. ??.
azzimato - ag. persona curata, elegante / B. 493: al-'azm - homme de resolution. Si veda S. 12.
babbalucco N83 - s.m. babbalocco, sciocco, balordo / B. 787: mamluk - esclave. Si veda P1.135 mammalucco.
balice/cia N84 - s.f. valigia / B. 968: waliha - gran sac; DELI: anche lat. bilice(m) - a due licci.
cabbella N95 - s.f. gabella / B. 614: qabala - caution, garantie.
cabbula N95 - s.f. cabala; ar. qabbala / DELI: ebr. qabbalah - legge tradizionale, tradizione; AM 606: ar. qabbala - ciò che l'uomo deve conservare (lavoro o religione).
cafaro S?? - s.m. il termine mi è stato spiegato come toponimo generico con significato di: 'zona di avvistamento, posta in alto'; con tale nome mi è stata anche indicata la sommità di un piccolo colle nelle vicinanze di Montecorice. Una località Cafaru, odierna Cozzo del Cafaro è dato come toponimo di origine greco-bizantina ((cfr. Il Promontorio Cafareo in Eubea) in: Cantalupo, op. cit. pag. 68, nota 6.) / B. 125: hafara - creuser, excaver (le sol); P.: 'avvallamento, buca nel terreno' / Si veda S. 15: cafaro dall'ar. hafara creuser (la terre). Cfr. Nigro 97: cataforchia.
cafè N97 - s.m. caffé; sp. café; tr. qahve; ar. qahwa / B. 669: qahwa - café (boisson, grains). Belot segnala la traduzione francese come: 'sens vulgaire de l'expression arabe'.
cala N97 - s.f. piano inclinato per lo scivolo delle navi a mare; fr. cale; prov. calo; ar. kalla - scendere, calare / DELI: derivato a suffisso zero del v. tr. 'calare' dal lat. tardo calare - sospendere; gr. chalan allentare.
calafare N97 - v.tr. calafatare / DA: qallafa; ar. qalfat dal gr. biz.: kalaphato / DELI: gr. tardo: kalaphates di etim. incerta; B. 661: qalfat - calfater (un vaisseau) (B. dice che: 'ce mot n'est employé que dans la langue volgaire, en Syrie spécialement); AM 751: qalafa - calafatare, qalf - corteccia della palma.
calima N98 - ardore, vitalità prov. calima, lt/vlg calina, gr. kaima / B. 662: qalla - frire. Si veda P.202 càlia. [ciceri caliati - ceci abbrustoliti].
campora N100 - s.f. canfora / DELI: ar. kafur di origine indiana.
cannacca N101 - s.f. collare, colliere / AM: hanaqa - mettere i finimenti al collo del cavallo; mettere la benda al collo del morto. Si veda P1.145 cinnaca.
cansierro N103 - s.m. bardotto / DELI: ar. kansir; gr. kanthelio / DA: hanzir - maiale selvatico.
cantàro N103 - s.m. antica misura per solidi e liquidi uguale a 100 rotoli e pari a circa Kg. 89,100; ar. qintar / DELI: càntaro - vaso greco, lat. cantharu(m), dal gr. kantharos - tazza, di etim. incerta; P1.145 cantàru dall'ar. qintar; AM 657 qintar peso di 100 ratl (p??).
cara N107 - s.f. gara / B. 564: gara - incursion de cavaliers dans un pays; DELI: anche lat. aurigare - correre a gara.
carace N107 - s.m. garage; s.f. fessura / B. 628: qarasa - couper; Si veda S.21: qarasa; R2: gr. ???
carato N107 - s.m. carato / DELI: ar. qirat - ventiquattresima parte di un dinaro; gr. keration - carruba, il cui seme si usava per pesare; B. 629 e 1011 gr.: qirat - grain de caroubier; son poids. Volg. la vingtquatrième partie (d'une chose). Si veda P1.145 caratu.
carcara N107 - s.f. calcara, fornace da calce / B 691: karkara - ramasser, reunir; DELI: lat. calcaria(m) da calce(m) - calce; S.: carbone, catasta di legna, anche forno calcinatoio. Il termine mi è stato spiegato come: 'fosso per cuocere la calce': [Re fuoco fanne assai, na carcara,/ co verducchi re cerza e no ceppone, ('Fruvaro', Liuccio, 13)].
carcioffola N107 - s.f. carciofo; ar.: harsuf / AM 174: hursuf - carciofo. Si veda P1.188 carcioffola.
carmusino N108 - ag. rosso, carminio ar. qirmizi / AM 624: qirmiz -tinta vicino al rosso di origine armena; specie di insetti detti qirmizyat.
carrafa N109 - s.f. caraffa, misura di terracotta per vino / B. 626: qaraba - état d'un vase presque plein; DELI.: forse dall'ar. pr. qaraba - bottiglia di vetro a grosso ventre per riporvi il vino; DA: qarraf - grosso recipiente per il vino; AM 681: qarraf - specie di bottiglia stretta in alto (uso popolare italiano); P1.162 carraba.
caruofalo N110 - s.m. garofano /DELI: lt. caryophyllum dal gr. karyophyllon; Sacleux 329: karafuu - clou de girofle dall'ar. qaranful - du gr. karyophyllon (lt. caryophyllum).
caruso N110 - s.m. testa rapata; gr. karsis, kura / B. 690: karawwas - qui a une grosse tête.
casecavalle N111 - s.m. caciocavallo tr qasqawal, ung. kaskaval??
cefeca N117 - s.f. bevanda scadente / S.: ar. safaq - vil, bas, de qualité inférieure.
chiarchio T- s.m. muco / Si veda S. 21: qiárf.
chintale N124 - s.m. quintale; sp. quintal; ar. qintar / B. 667 qintar - quintal, cent rathls.; DELI: gr. kentenarion - peso di cento libbre.
cicciulata N126 - zuppa di semi vari cotti e distribuiti ai poveri in occasione del Santo Patrono o preparati in onore della Madonna e distribuiti ai passanti il primo maggio. Dal gr. kokkos / cfr. P1.203 cuccìa dall' ar. kiskiya pr. kaskina - polenta di grano saturo di latte e poi seccato al sole.
còfana N131 - s.f. anche cofìna. vedi: coffa.
coffa N131 - s.f. coffa, nassa; sp. cofa; ar. kuffa - fondo, cesta / B. 655: quffa - couffe, panier; DELI: dal gr. kophinos; P1.164 coffa.
cottone N136 - s.m. cotone /B. 651: qutun - coton; P1.190: cuttuni.
curcio T - s.m. vulva / B. 690: kirs pl. kurus - ventricule des animaux, utérus.
curdascio N151 - s.m. tardivo (animale) lt. cordus / B. 689 - kurdis - avoir pieds et poings liés; AM 680 kardas - asino.
curina N152 - s.f. mazzetta di lino o di canapa dopo averla maciullata col mangano o gramola. Pura fibra di lino o di canapa / B. 634: qiran - tresse de cheveux, corde tressée de fibre d'arbre.
famice N162 - s.f. parte curva del piede; ar. famice. Non ho trovato conferma. De Falco (cominicazione personale): dal lt.: fornix - arco. Si veda DELI: fòrnice - 'apertura sormontata da un arco'; voce dotta lt. fornice(m) - di origine indoeuropea.
fanfarrone N162- s.m. fanfarone, millantatore; sp. fanfarron; fr. fanfaron; B. 585: farfara - légèreté, inconstance.
farfarieddo N163 - s.m. folletto, diavoletto; ar. farfar / Si veda S. p.17.
forgia N170 - s.f. fucina, bottega del fabbro / DELI; fr. forge dal lat. fabricar(m); B. 578: furga - vue agreable, panorama (B. dice che: 'ce mot n'est employé que dans la langue volgaire, en Syrie spécialement); Sami: furga - slargo, piazzola;. C. ar.; B. 578: fargan etriller (un cheval); B. 584: ifrag - arte de fondre le métaux.
funnaco N176 - s.m. fondaco / B. 604 e 1011 gr. funduq - hôtel, hôtellerie; DELI: ar. funduq dal gr. pandochêion; P1.138 fùnnacu. Nell'area da me considerayta mi è stato spiegato come: zona infossata (generica).
fuorchio N176 - s.m. tugurio, ricovero cadente, fosso; lat. fovea - covo, tana / B. 573: faraga - être vide, inoccupé (lieu) [Campavano accovati inta nu fuorchio / Nisciuno nce passava pe maluocchio / [...] / Lo fuorchio sgarrupato senza porte / tene ancora li segni re la morte. (Lu Pumpunale', Liuccio, 12].
furno N177 - s.m. forno lt. furnus / B. 586: furn - four à cuire le pain; DELI: lt. furnu(m), d'origine indoeuropea.
fustagna N178 - s.f. fustagna, tipo di stoffa; ar. Fostat - sobborgo del Cairo dove si fabbricava questo tipo di stoffa / B. 587 e 1011 pr.: fustan, fustan - jupe, robe de femme; Sami: fustan - vestito.
ghiorda N181 - s.f. tumore osseo nei garretti di equini e ovini / B. 77: garada - mettere a nudo, spoliare, perdere la pelle; garda', gurd - nus, ras, lisse; B 474: ard - dure, raide; P1.210 ciarda dall'ar. gar(a)d - tumore del cavallo.
ghirba N181 - s.f. sacco di pelle e simili per portare acqua / B. 626: qirba; Sami: qirba.
giarla N182 - s.f. giara, brocca; sp. jarra dall' ar. garra / B. 75: garra - cruche, jarre; P1. 164 garra.
giubba N182 - s.f. giubba, giacca militare / B. 69: gubba - petit manteau; P1.177 giubba.
lacca N198 - a.f. lacca; ar. lak di origine persiana, dall'indiano ant. laksa / B. 740 e 1011 pr.: lakka - gomme laque.
lammicco N198 - s.m. lambicco, alambicco / DELI: ar. anbiq dal gr. ámbix - tazza / B. 13 e 1007 pr.: anbiq - alambic
lattone N200 - s.m. ottone / DELI ar. latun dal tc. altan - oro; forse dal gr. optón - fucinato.
lebbeccio N201 - a.m. libeccio /DELI ar. lebeg o gr. libykion.
lellera N202 - s.f. edera; ar. lelle / DELI: lt. hedera(m), di etimologia incerta; B. 432: darir pl. darair - plante. Cfr. Penzig, 220, che alla voce hedera helix fornisce, tra le diverse varianti dialettali: sic.: aèddara, eddara, arèddara, lèddira, eddira (Messina).
libbano N204 - s.m. corda vegetale. Il termine indica un tipo di corda ottenuta lavorando foglie di una graminacea (Ampelodesmos mauritanicus). E' una specie tipica mediterranea originaria dell'Atlante algerino e si trova, oltre che in tutta l'Africa settentrionale, su tutte le pendici litoranee della penisola italiana (tranne nelle aree pugliesi e dell'alto Adriatico) e in poche stazioni mediterranee della Francia e della Spagna [a]. E' conosciuta in Campania come 'erba sparta' e 'Disa' in Sicilia. Nel Cilento la pianta è detta cernicchiara, mentre il termine libbano indica il tipo di corda ottenuto lavorando le foglie della pianta. Il parlante siriano Sami riconosce nel termine laban sia la pianta che la corda ottenuta da essa. Belot 760 riporta lubnaya - styrax (arbre) [b]. Cfr. P1.165 lib(b)anu. Dal prof. Antonio la Greca (Acciaroli) ho avuto però l'indocazione di un possibile etimo dal gr., che significa appunto attorcigliare. Cf. P1.165 lib(b)anu.
limone N205 - s.m. limone / B. 751 e 1012: ar/pr. laymun; cfr. P1.192 lumìa.
maccaturo N211 - s.m. fazzoletto / B. 623: maqdar - toujour sale; DF 265: dal fr. mouchoir.
mafia N212 - s.f. adunanza, millanteria /DELI: etimo incerto, forse ar. mahjas - millanteria.
malazzeno N213 - s.m. deposito di merce varia (anche mazzeno) / B. 161: mahzan, pl. mahazin - magasin, cellier. Nell'area da me considerata il termine malazzeni indica anche un'area nei pressi della statale prima di arrivare ad Agnone Cilento dove vi è presenza di ruderi non identificati.
masciuscio T - s.m. frutto (bacca?), ricoperto di spine tenere, di una pianta (aanuale) rampicante la cui polpa ha consistenza simile a quella di una patata, ma più acquosa; si consuma fritto. Cfr. P1 186 cabbasisa - pianta originaria d'Africa che mette dei piccoli tuberi ovali con fili sporgenti, di una sostanza bianca, farinosa e dolcigna, a Messina: bascisci; dall'ar. habb 'coccola, bacca' e 'aziz - pregevole. Il bascisci corrisponde al Cyperus esculentus, mentre il masciuscio corrisponde al Solanum ..., pianta giunta dalle Americhe. Il nome, deformato, del Cyperus, potrebbe essere stato attribuito al Solanum, in considerazione del sapore simile (dolcigno) e dell'aspetto della buccia (tuberi con fili per il Cyperus, bacca con spine tenere per il Solanum. Si tratta per il momento dell'unica ipotesi disponibile e, comunque, tutta da verificare.
matarazzo N220 - s.m. materasso / B. 447: matrah - endroit où l'on jette qc.; DELI: ar. matrah - luogo dove si stende qualcosa.
mazzama N221 - pesci di poco pregio. Cfr. con la voce musce-mao.
mazzara N221 - s.f. grossa pietra / B. 499 riporta asir - qui presse (les olives, etc.); ma sar pl. ma sara, ma asir - lieu où l'on presse; P.: ar. ma sara - grossa pietra. Il termine l'ho udito usare per indicare la grossa pietra da frantoio. Sembra quindi che, mentre il lemma arabo indichi il luogo dove vengono macinate le olive, il lemma cilentano indichi una delle parti del macchinario; il parlante siriano ha dato a ma sara lo stesso significato di mazzara, e cioè 'pietra del frantoio'. Il luogo si chiama invece nel dialetto trappito lt. trapetum gr. trapeton. Cfr. P1.143 màzzara.
mbardare N222 - v.tr. mettere il basto (varda) / B. 27 e 1007: pr. barda'a - bât d'âne, bardelle; P1.170 varda.
mesale N229 - s.m. tovaglia da tavola; ar. misar dal lt. *mensalis /S. ar. musalla - alfombra para rezar en cima; B. misalla - filtre.
mulignana N243 - melenzana lt. melania dal gr. melaino ar.badigan / Cfr. P1.193 milinciana; cfr. Fournier, 132: gr.mélon - pomme, gennao - produire.
mumia N243 - s.f. mummia / B. 792 e 1012: pr.: mum - cire, pleurésie, inst. de tisseur, de savetier; mumiya - sorte de bitume; mumiya - momie d'Egypte (quest'ultimo segnalato come significato locale).
musce-mao N245 - s.m. persona molle, flaccida, lenta; sp. moxama, ar.: mushamma, mesmun - salume fatto con filetto di tonno, mosciame. Cfr. P1.200 musciumà dall'ar. musamma' - seccato, da samma'a - seccare.
musullina N246 - s.f. mussola / DELI: dal nome della città irachena Mosul, probabilmente giuntoci tramite il francese.
'ngarrare N264 - v.tr. imbroccare, colpire nel segno; sp. engarrar - acciuffare, colpire nel segno / v. cara.
'ntarsio N274- s.m. intarsio / B. 252: tarassa a - être incrusté de pierresz, être broché d'or.; DELI: ar. tarsi - commettitura der. da rass'a - commettere. Cfr. P1.160 tàrsia.
'ntartagliuso N274 - s.m. tartaglione, balbuziente / gr. traulizo / B 53: tartar - parler vite. Jaser, babiller.
'ntufare N277 - v.tr. rimpizzarsi di cibo; gr. trophe - nutrimento /L'ho sentito usare anche col significato di essere pieno di bile, di collera repressa / B. 451: tafa - Sortir des bornes. Deborder (fleuve). Etre en fureur (mer).
'nzalarchìa N280 - s.f. itterizia; ar. saffar - giallire /Cfr. P1.213 zàfara.
'nzorrare T- v. fare schiuma [Ra li capicchi chini, poi, lo latto, / squicchiava inta lo caccavo e nzorrava,' ('L'Ascensione', Liuccio, 20)]. v. sorra.
'nzurfare N282 - v. irrorare zolfo o solfato di rame sulle viti; accendere gli animi, aizzare, sobbillare / B. 413: asfar - être jaune, devenir jaune, pâlir.
papuscio N293 - s.f. pantofola; fr. babouche ar. babush / B. 18 e 1007: pr.: babug - pantoufle; DELI: babug dal pr.: pa - piede e pus - coperta.
ramiggiana N333 - s.f. damigiana; ar. damagan / DELI: fr. dame-jeanne; provz. mod.: damajano, da demeg - metà, di etimologia incerta; B. 1009 e 609: tr. damigana - dame-jeanne.
recamo N337 - s.m. ricamo / B. 625: raqqama - marquer de points diacritiques (un livre). Broder, brocher (un etoffe).
reggiola N339 - s.f. mattonella / DF.: da rubeola - rossiccia, non dall'ar. rajuela o sp. rejuela - piccola grata.
repecchia N342 - grinza, ruga /P1.180 rrichippa dall'ar rakaba - sovraporre.
risema N351 - s.f. pacco di fogli / B. 647: rizma - paquet, ballot de marchandise. Rame de papier; cfr. P1.132 rìsima.
romano N357 - s.m. contrappeso della stadera / B. 671: rumman - une grenade. Une grenadier; DELI: ar. rumman o, forse, da bilancia romana; cfr. P1.147 rumanu.
ruana N359 - s.f. dogana / B. 617: diywan - divan, recueil de poesie. Douane.
ruotolo N362 - s.m. unità di peso per solidi e liquidi (gr. 891 o ltr. 0,963) / B. 255: ratl - poids de 2564 grammes.
sacca N365 - s.f. piccolo sacco / DELI fen. sáq dal gr. sáksos; B. 331: siqqa' pl. 'asaqi - outre á eau, á lait.
saccularo N365 - ago per cucire sacchi, materassi o grosse confezioni di stoffa pesante. gr. sakko-raphis /Cfr. P1.170 sacculara *zaccurafa - 'ago lungo e grosso' che cita Sacco 206 dall'ar. 'aqrab - 'scorpione, lancette dell'orologio'; B. 512: 'aqrab - scorpion. +Aguille (de montre, d'horloge); B.512: 'uqruban - scorpion mâle. Perce-oreille.
salamalecco N366 - s.m. salamelecco / B. 338: as-salam alayka - paix sur toi.
sansano N368 - s.m. sensale, mediatore / B. 1010 e 341: pr. simsar - courtier, entremetteur; DELI ar. simsar - mediatore, dal pr. sapsar; cfr. P1.137 senzali.
saracino N369 - s.m. saraceno, musulmano /DELI: lt. tardo saracenu(m); dal gr. sarakénos; dall'ar. sarqi - orientale; B. 369: sarqiyi - oriental, habitant de l'Orient. Vent d'est (sens vulgaire).
sarmata ??
scemecco T - s.m. stupidone, allocco. (anche: calzolaio (probabilmente il 'calzolaio' era 'stupidone') / B. 388: samaqqa - être d'une gaité folle. [va addimanna a lu scemecco come sape la carna re puorco (Fonte Orale 4)]
scerocco N386 - s.m. scirocco; ar. suruq - oriente.
sceruppo - s.m. sciroppo, bibita / B. 366: sarab - boisson. sirop (sens vulgaire) / DELI: ar.: sarab - bevanda.
sciabbacco T - persona molto sciatta, trasandata, sporca. Riportato da Pellegrini e Serra. A questo termine associerei sabaqqa - ètre lubrique, incontinent (Belot, 357). Cfr. P1.144 sciabbiècu, ssabìkku.
sciàbbeca N388 - s.f. sciabica; specie di rete; ar. sabaka - grossa rete da pesca.
sciabbécco N388 - s.f. grossa barca che trascina la sciabica; sp. jabeque; ar. sabak - filet, rets) (Belot 357; Nigro, 388)
sciammereca N389 - s.f. giacca con coda lunga; sp. chamberga / B. 387: samaraca - en lambeaux (de vetement). [me ne scotolo sta sciammereca (Fonte Orale 5) - non me ne importa, me ne frego]. Come variante di sciammereca viene riportato (Nigro, Ascoli, Rohlfs) sciammeria, col significato figurativo di 'atto sessuale'. Potrebbe trattarsi non di una variante ma di un termine diverso. Esiste difatti il lemma sammarya - 'qui va vite en besogne' (Belot 386) che potrebbe avere attinenza con sciammeria, che, nel dialetto napoletano, ha il significato di 'atto sessuale'. sciammereca e sciammeria fanno dunque capo a due termini arabi diversi e che hanno conservato l'originario contenuto semantico.
sciarro N389 - s.m. bisticcio, litigio / B. 365 ar.: sarra - blâmer qn.
serqia N407 - s.f. screpolatura, ragade / S.: ar. srq - fendre.
serracchio N407 - s.m. saracco lt. serraculum dim. di serra / P1.168 ar. sarraqa Dozy, I, 649b.
sfunnacare N412 - v.tr. approvigionare il magazzino; ar. funduq. Si veda funnaco.
sorra N422 - s.f. schiuma di grasso animale, schiuma di lumaca; ar. sorra parte molle di animale / B. 318: surra - nombril.
spurtiglione N435 - s.m. pipistrello lt. vespertilio /cfr. P1.202 vuttevègghia ar/berb: uatuat - chauve-souris; B.950: watta - crier (chauve-souris).
strea N466 - s.f. strega; ar. strik? / DELI: lt. striga(m) variante pop. di strix - uccello notturno).
sudda/lla N452 - s.f. sulla; ar. sud; lt/td. sylla.
surbetta N456 - s.f. tipo di gelato / B. 366: sarbat - limonade (sens vulgaire); DELI: tc. serbet dall'ar. sarab - bevanda)
suricino N456 - rione di Agropoli Alto poco distante dal Castello nel quale avevano alloggio parecchi Saraceni durante l'occupazione del Castello (882 - 915); vi è compreso un piccolo passaggio sotteraneo. T.: Nella zona da mé considerata il termine è usato per indicare il solco, coperto o scoperto, tracciato per permettere lo scolo dell'acqua da una casa o da un terreno / B. 370: surrayk - chemin détourné (sens vulgaire).
tabbacco N459 - s.m. tabacco; sp. tabaco; ar.: tabbaq / B. 52 e 1008: pr. tib'a - tabac à fumer.
tafanario N460 - s.m. deretano; sp. tafanario; ar. tafar / B. 452: +tafran - qui n'a pas le sou; B.56: tafran - homme malpropre. Vedi S.: tafnar.
taliari T - v. guardare fisso; talea: fissare intensamente /Cfr. P1.141 talai; B. 455: tala a - considerer, examiner attentivement quelque chose.[ne pa', lu pesce me talea (Fonte Orale 5)]
tamàrro N460 - s.m. persona rozza, zoticone / B. 58: tammar - marchand de dattes; DF: tàmmaro - zotico, dal gr. katamaràino - lasciarsi andare; Cfr. P1.137 tamarru.
tamburro N461 - s.m. tamburo / B. 458 e 1010: pr. tunbur - guitare.
tammaluni N461 - pl.m. C. 274: fichi primizie grossi e scuri / Belot 57: tamr pl. tumur - dattre mure et sèche.
tara N461 - s.f. tara / B. 337: taraha - jet, rejet; soustraction (en arit.); cfr. P1.148 tara.
tarco N462 - s.m. talco / B. 456: talq - amiante.
tarì N462 - s.f. moneta d'oro; sp.: tarja ar.: tariy - tenero /B. 450: tariy - être tous frais, recemment cueilli; cfr. P1.148 tarì.
tariffa N462 - s.f. tariffa / B. 488: ta rifa - definition, explicazion, tarif; cfr. P1.148 tariffa.
tartana N462 - s.f. tartana; ar.: tartaneh / DELI: prov. ant. tartana - falcone.
tassa N463 - s.m. raccoglitoio dell'olio dal recipiente del frantoio / B. 450: tassa - écuelle, soucoupe; Sacleux 873: dal pr. tasa - bassin en laton. Il termine tassa ha attualmente anche il significato 'tassa, tassazione', originariamente reso nel dialetto con focatico e fundiaria. Il termine tassa col significato di 'coppa' è da collegare quindi all'ar. tasa, che, secondo DELI, è stato trasmesso in tutto l'occidente prob. dai porti del Levante. Per il lemma tassa, nel senso di 'imposta, tributo', DELI dice: lt taxare dal gr. tássein (privo di etimo).
tauto N463 - s.f. bara; ar.: tabut, sp. ataud / B. 51: tabut - caisse en bois. Cercueil. Arche d'aliance (chez les Israélites); DF: gr. thaptos - sepolcro; Sacleux 854: tabuti - (DN) Arche d'alliance. Sorte de tente ornée que les Chiites portent processionnellement ... en souvenir de la mort de Houssein. ar. tabut; cfr. P1.169 tabbutu.
tofa N469 - s.f. conchiglia usata come strumento acustico per segnalare situazioni di allarme; osco: tufa; lt.: tuba.. cfr. B. 451: tafay - mugir (boef sauvage). [ Chi fusse accesa mammeta e nu' ttuni / Ch'avuta pressa re te mmaretare / E te lo ha dato nu chianta-fasuli / Nemmeno na carizza te sa ffare / Quanno se mette a ddorme a li buccuni / Nge vole la tofa pe lo risvegliare / Si te pigliavi a me bella figliola / Senza li suoni ti faria abballari - Fonte Orale 5 ].
trippa N477 - s.m. stomaco di bue / B. 53: tariba - poitrine, sa partie supérieure. Côtes; DELI: etimologia incerta; ar. tarb - omento; anche da extirpare, gr. trype - buco, foro.
tummeno N479 - s.m. misura per aridi ca. 42 Kg.; ar. tumn; lt. tumulus / B. 66: tumn - un huitiéme, huitiéme parite; cfr. P1.148 tùmminu.
uadda N485 - s.f. ernia / B. 5: 'adara - hernie; cfr. P1.211 guaddara.
uala N485 - s.f. grosso pietra, masso / P.: ar.: balat - grossa pietra; B. 42: balat - dalle, pavé, palais, sol uni; Rohlfs 57 - balat - lastra di pietra.
zaaglia N515 - s.f. striscia di tela o nastro / DELI: berb. zagaja, sp. azagaya; S.: berb. zagaja - punta di lancia; cfr. P1.141 zagagghia
za'aredda N515 - s.f. funicella / Si veda S.: zuqariedd dall'ar.: sakara; P1.181 zagaredda.
zaccano N515 - s.m. terreno incolto, arido; gr.: tsakno, ar.: sahr hagar/sakan - pietra, abitazione / B. 333: sakan - demeure, habitation, sejour.
zaffarano N516 - s.m. zafferano / B. 291: za'faran - safran; P1.196 zafarano.
zahara N516 - s.f. fiore d'arancio / B. 300: zahra - une fleur, beauté, eclat; P1.196 zà(g)ara.
zarro N517 - s.m. sasso pericoloso, inciampo; ar.: zahr - dado.
zecca N517 - s.f. zecca / B.; 331: sikka - poincon pour marquer la monnaie, monnaie; P1.132 zicca.
zimmaro N520 - s.m. registrato in vari dialetti dell'Italia meridionale col significato di 'caprone'. Il termine lo ricordo usato nell'area indicata anche come attributo per una persona con i capelli e/o la barba piuttosto radi e/o in disordine. me pari nu zimmaro è detto dunque rivolgendosi a persona la cui testa ricorda quella del caprone con i peli radi e scompigliati. Belot 297 riporta zamir zamarra 'avoir peu de cheveux, peu de courage (homme); avoir peu de laine (brebis); zamir 'qui a peu de cheveux, peu de courage; qui a peu de laine.
zimmilo N520 - s.m. telo grossolano / B 298: zammala - envelopper qc (dans ses vetement); si veda S. zammil: ar. zanbil - sac en sparte; P1.171 zimmili / [Carbone, 21].
ziro N520 - s.m. orcio / B. 304: zir - gran giarre; P1.168 'nziru.
zuava N521 - s. foggia di pantalone (fr. zouave, ar. ber. zwawa - tribù dell'Afr. sett.).
zuccaro N522 - s.m. zucchero; ar.: sukkar; P1.196 zuccaru.
TESTI IN LINGUA
Racconti
CARBONE, P., Li Cundi re li Vavi Nuosti - Racconti del Vecchio Cilento, Poligraf, Salerno, 1984.
DI RIENZO, A., La Greca, A., Cilento .. C'era una Volta , CIRI (Cilento Ricerche, Via N. Bixio, 59), Acciaroli, 1983.
LA GRECA, A., Racconto Storico Fotografico di Pioppi e Acciaroli, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli, 1988.
Poesie
A.A. V.V., Raccolta di Poesie - ALENTO, 2a e 3a edizione "Premio Alento", Prignano Cilento, Ed. Publiart, Agropoli, 1989.
DE MARCO, V., Cilento Antico - Giochi, Filastrocche, Formule Magiche, Galzerano edt., 1985.
DENTONI LITTA, F., Il Cilento e la Sua Anima, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Via Nino Bixio, 59, Acciaroli, 1988.
IENNA, D., La Sciorta e la Furtuna - La Divinazione nel Cilento, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Via Nino Bixio, 59, Acciaroli, 1988.
INFANTE, M., Canzoni: Anima del Popolo Cilentano, in Annuario Scolastico. IV Circoscrizione , Vallo della Lucania, 1950-51, Salerno, 1951.
LIUCCIO, G., Chianto r'Amore, Galzerano Edt., Casalvelino Scalo (Salerno), 1985.
MUSTO, A. R., Uno, Roie, Tre e Quatto - Quattro Sceneggiate in Dialetto Cilentano, Galzerano Edt., Casalvelino Scalo, (Salerno), 1986.
STIFANO, G., Canti Politici e Sociali del Cilento, Salerno, 1978.
VASSALUZZO, M., Castelli, Torri e Borghi della Costa Cilentana, Ed. ECON, Castel san Giorgio, 1975.
1- Vincenzo Di Paola (Montecorice - anni 45)
2- Maria Volpe (Montecorice - anni 80)
3- Giuseppe Malzone (Montecorice - anni 75)
4- Assunta Meola (Montecorice - anni 60)
5- Luisa Tarallo (Montecorice - 1892/1984)
Abbreviazioni | Per le indicazioni complete sui dizionari e autori si veda la bibliografia. |
A | Andreoli |
ar | arabo |
AM | Al-Mungid |
B | Belot |
C | Claps |
DA | Dizionario IPO |
DELI | Dizionario Etimologico della Lingua Italiana |
DF | De Falco |
gr | greco |
lt | latino |
P | Pellegrini |
R2 | Rohlfs, Dialetti e Grecità ... |
S | Serra |
sp | spagnolo |
td | tedesco |
tr | turco |
pr | persiano |
A.A. V.V., Handbuch der Arabischen Dialekte, Harrassowitz, Wiesbaden, 1980.
ANDREOLI, R., Vocabolario Napoletano-Italiano, Napoli, 1988 (ristampa dell'ed. Paravia del 1887).
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[a] Fenaroli, L., Flora Mediterranea, Giunti Martello, Firenze, 1985, pagg. 41-42.
[b] Si tratta invece dell'Ampelodesmos mauritanicus (in Toscana chiamato anche 'saracchio'); si veda Pignatti, 504 e Penzig, 31.
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[1] G. Senatore, La cappella di S. Maria sul Monte della Stella, Salerno, 1895, Appendice, doc. XX, docc. VII e X.
[2] Ebner, P., Storia di un Feudo del Mezzogiorno, La Baronia di Novi, Roma, Edizioni Storia e Letteratura, 1973. - Ebner, P. Economia e società nel Cilento Medievale, 2 voll., Roma, 1979 - Mazziotti, La Baronia del Cilento, Roma, 1904.
[3] Pellegrini, G.B., Gli arabismi nelle Lingue Neolatine con Speciale Riguardo all'Italia, vol. 1, ed. Paideia, Brescia, 1973.
[4] Caracausi, G., Arabismi Medievali in Sicilia, Palermo, 1983. - Calabrò, C., L'Influenza dell'Arabo nel Dialetto Siciliano', in Islam, VIII, 4, 1989, pp. 287-291. -
[5] Baldi, S., 'Presenza Linguistica dell'Arabo nel Dialetto Napoletano', comunicazione presentata al convegno organizzato dall I.U.O. su 'Presenza Araba e Islamica in Campania, Napoli-Caserta, 22-25 nov. 1989
[6] Melillo, 'Lucerna Saracenorum', in Studi in onore di G. Pellegrini (senza altre indicazioni).
[7] Serra, L., 'Sopravvivenze Lessicali Arabe e Berbere in un'Area dell'Italia Meridionale: la Basilicata', in AION, suppl. n. 37, vol. 43 (1983), fasc. 4.
[8] Si veda la cartina ripresa da Cantalupo, P., Acropolis - Appunti per una Storia del Cilento dalle origini al XIII Secolo, tipografia Guariglia, Agropoli, 1981, p. 74.
[9] Cantalupo, op. cit., p. 76
[10] Cantalupo, op. cit., p. 86.
[11] Cantalupo, op. cit., p. 91.
[12] Si veda il cap. II 'Le Incursioni Barbaresche' in Volpe, F., Il Cilento nel secolo XVII, Editrice Ferraro, Napoli, 1981.
[13] Si veda Mauro Infante, Canzoni: Anima del Popolo Cilentano, in Annuario Scolastico. IV Circoscrizione, Vallo della Lucania, 1950-51, Salerno, 1951, p. 131 e Stifano, G., Canti Politici e Sociali del Cilento, Salerno, 1978, p. 34.
[14] Pellegrini, G. B., Gli arabismi ... , op. cit., pagg. 103-104.
[15] E' ricchissima la tradizone di studi sul dialetto napoletano, i cui primi lessici risalgono all'inizio del '700.
[16] Tra i vari lavori del Rohlfs citiamo il Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Longo Editore, Ravenna, 1977.
[17] I fenomeni che contraddistinguono il Cilento quale area linguistica di passagio tra la Campania e la Calabria sono descritti in Rohlfs, G., 'Mundarten und Griechentum des Cilento' in Zeitschrift fur Romanische Philologie, 57, 1937, pp. 421-426 pubblicato in versione italiana come Dialetti e Grecità nel Cilento' in Rohlfs, G., Studi Linguistici sulla Lucania e sul Cilento, Università degli Studi di Potenza, Congedo Editore, 1988, pagg. 77-118.
[18] Per la fonologia si veda Lewis, A. O., Phonology of the Cilentan Dialect, New York, 1932
[19] Nigro, M., Dizionario Etimologico del Dialetto Cilentano, Centro Grafico Meridionale, Agropoli, 1990.
[20] Massariello Merzagora, G., La Lessicografia, Zanichelli, Bologna, 1982. Hartmann, R. R. K., On Specifying Context - How to Label Contexts and Varieties of Usage, in Hartmann, R. R. K., Lexicography: Principles and Practice, Academic Press, Inc., London, 1983.
[21] Si veda la bibliografia in A.A. V.V., Handbuch der Arabischen Dialekte, Harrassowitz, Wiesbaden, 1980, pp. 293-302.
[22] Béjoint, H., On Field-work in Lexicography, in Hartmann, R.R.K., op. cit., pp.67-76.
[23] Le pubblicazioni sulla storia del Cilento, specialmente medievale, riportano spesso in appendice o nel testo, la trascrizione delle fonti. Il lessico di questi documenti non è però molto vario, trattandosi in genere di documenti a carattere giuridi
[24] Si veda l'elenco: Testi in Lingua.
[25] Nigro, M., Dizionario Etimologico del Dialetto Cilentano, op. cit.
[26] Andreoli, R., Vocabolario Napoletano-Italiano, Napoli, 1988 (ristampa dell'ed. Paravia del 1887). - Baldi, op. cit.. - Caracausi, G., Arabismi Medievali in Sicilia, Palermo 1983. - Claps, V., Avigliano di Basilicata - Il Dialetto - Grammatica, Proverbi, Preghiere, Ninne Nanne, Usanze e Credenze, Strambotti, Vocabolario, Tipografia La Grafopress, Salerno, 1977. - Cortelazzo, M., Zolli, P., Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, 5 voll., Zanichelli, Bologna, 1979. - de Falco, R., Alfabeto Napoletano, Colonnese Editore, Napoli, 1987. - Pellegrini, G.B., Gli Arabismi nelle lingue Neolatine con Speciale Riguardo all'Italia, vol. 1., Ed. Paideia, Brescia, 1972 - Rohlfs, G., Nuovo DizionarioDialettale della Calabria, Longo Editore, Ravenna, 1977. - Serra, L., 'Sopravvivenze lessicali Arabe e Berbere in un'Area dell 'Italia Meridionale: la Basilicata', in AION , suppl. n.37, vol.43 1983, fasc.4.-
[27] Un particolare ringraziamento a Malik (Iraq) e Samir (Siria) che con pazienza mi ha aiutato nella consultazione dei dizionari arabi monolingua.
[28] Pellegrini, G., op. cit.; Caracausi, op. cit.
[29] Hartmann, R. R. K. edt., Lexicography: Principles and Practice, Academic Press, Inc., London, 1983, pp. vii.
[30] Le ipotesi sono riportate nel primo dei due voll. sulla storia del Cilento di La Greca ed all. (da confermare).