14 ottobre 2012, rito di chiusura "invernale" del Santuario del Monte Gelbison (Cilento)
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Fazzoletti rossi al collo, calzettoni bianchi e pon-pon, gilet nero su camicia bianca per gli uomini, parannanza (di raso) rossa su gonne nere per le donne, saperi & sapori, fusilli, balli della tarantola, torte di ricotta & pere, fichi ricoperti di cioccolato, rivendite spacciate per sagre di questo & quello, genius loci, artigianato della tegola pittata, pianole & computer, bottiglie inutilmente e malamente impagliate, presepi viventi che più morti non si può, il tutto al suono di “me ne voglio jj a lu cilientooooo, me la voglio nzurà na cilentanaaaa” , magico mantra che ottunde, suggella, consacra e rende intoccabile ogni cosa sulla quale aleggino queste note, mentre relega al ruolo di disfattista incontentabile chiunque tenti di contrastarne l’opera di appiattimento culturale e di strisciante rincoglionimento che ne deriva e consegue. Come ogni altra terra, anche il Cilento, quello genuino, vivo e vegeto, difende gelosamente la sua integrità ben protetto nel compartimento stagno della sua arcaica dimensione, impenetrabile a chi non conosca l’ubicazione della Porta Magica attraverso la quale è possibile l’accesso, invisibile all’occhio irridente, superficiale e distratto dei più. Eccoci col pensiero già sul Monte Gelbison, uno Stargate il cui architrave spazza in un istante il fatuo così come le umane meschinità, ogni orpello, rasserenando le intime sofferenze e proiettando tutti in una Dimensione di compostezza, consapevolezza, serenità e schietta allegria, sano piacere del corpo e dello spirito. Dimensione che rende immuni perfino alla pressione soffocante dei media che il 13 ottobre scorso , diffondono ai quattro venti il comunicato: “ 13 ottobre 2012 – ALLARME METEO in buona parte d’Italia, a causa del ciclone “Cleopatra”. Rischio nubifragi in Campania, Lazio, Basilicata, Puglia e Calabria..". ..poche ore dopo, 14 ottobre 2012: è appena passata da qualche ora la mezzanotte. In centinaia di case sparse nei borghi dal Lazio alla Calabria, Puglie e Basilicata mille luci si accendono sincronizzate da un ancestrale richiamo che sebbene sopito dalla moderne pene sopravvive prepotente. Si lascia il materasso, un caffè e una sciacquata e via, si parte per convergere in direzione di un luogo-simbolo di un'area che, pur dilaniata nei confini politici dall'incessante avanzare della Storia, conserva significativo e intatto il nome da "stargate": VALLO DELLA LUCANIA, nome-monito di una irrimediabilmente coesa regione che accomuna centinaia di cittadine unite dalla stessa lingua, dalla medesima progenie e dalla comune cultura: La Grande Lucania. ..Grande e strafottente. Da Vallo si devia per Novi Velia da cui si srotola il serpentone d’asfalto che da quota 700 m porta al Santuario della Madonna del Monte Gelbison (1706 m.) per lo stagionale rito di “chiusura”: auto, pullman, furgoni, caravan, navette già dalle 7 del mattino sbarcano devoti che, percorrendo gli ultimi chilometri chi sull’asfalto e chi lungo l’antico “sentiero dei pellegrini” che nei 1000 metri di dislivello regala a profusione funghi, castagne e ciclamini, convergono e si inerpicano sul Sacro Monte, quali sparpagliati e quali riuniti in compagnìe, stimolati dalla scìa sonora di decine e decine di suonatori che granitici, immortali, incuranti, muniti del loro inseparabile strumento aprono il passo alle cènte e avvertono la Madonna con i loro suoni che anche quest’anno i suoi figli vengono a ricoverarla dal gelido inverno. E tutti turrniàndo attorno alle sacre edicole e bucando le nuvole accompagnano il popolo fin davanti all’altare allietando la giornata con suonate, canti e danze nell’ampio sagrato e nelle aree circostanti, non prima di aver portato sonoro omaggio alla Madonna. Fra questi domenica 14 ottobre 2012 erano presenti: -Bianco Pasquale da Lauria (PZ) con la sua zampogna -Bianco Rosa da Lauria (PZ) con la sua ciaramella -De Franco Giuseppe da Laino Castello (CS) con zampogna e ciaramella -Saverio Troncone da Cannalonga (Cilento) con ciaramella e organetto -Nunziata Cortazzo da Cannalonga (Cilento) danzatrice -Forastiere Francesco da Latronico (PZ) con la sua zampogna -Paolino Francesco da Aieta (CS), con la sua zampogna (suonatore e costruttore) -Saturno Marco di Licusati di Camerota (Cilento) con la sua zampogna e ciaramella (anche costruttore) -Forastiero Antonio da Lauria (PZ), suonatore/costruttore di zampogna e ciaramella noto in tutto il mondo -Falce Giovanni di Casaletto Spartano (Cilento) con ciaramella e organetto -Alagia Mario da Laurìa (PZ) con zampogna e ciaramella -Gianluca Zammarelli da Valmontone (RM) con la sua zampogna (anche costruttore) -Di Canto Luca di Trentinara (Cilento) con zampogna e tamburello -Antonio Cortazzo da Cannalonga (Cilento) con la sua ciaramella -Miceli Francesco di Laurìa (PZ) con organetto e ciaramella -Pina Speranza da Novi Velia (Cilento) danzatrice e cantatrice -Titti Pepe da Bellosguardo (Cilento) danzatrice -Tommaso Sollazzo da Salento (Cilento) con la sua zampogna -Lovisi Giuseppe Biagio di Casaletto Spartano (Cilento) con il suo organetto 4 bassi -Amato Umberto da Fortino di Casaletto Spartano (Cilento), con il suo organetto 2 bassi -Pietro Citera di Vallo della Lucania (Cilento) con la sua zampogna (anche costruttore) -Nicolino Cortazzo da Cannalonga (Cilento) con il suo organetto -Pergiante Biase da Lagonegro (PZ) con la sua zampogna (suonatore anche di organetto e fisarmonica) -Agostino Carlo Magno da Matera con la sua zampogna -Vincenzo Curcio da Torraca con la sua zampogna -Carlo Preziosi (Cilento) con la sua zampogna Erano presenti inoltre suonatori da Viggiano e Omignano, alcuni dei suonatori erano al seguito delle compagnìe venute da Mormanno Calabro, Laino Castello (CS), Licusati (Cilento), Viggiano (PZ). Altri suonatori sono sfuggiti al censimento per mancanza di tempo. Qual’è il segreto di questi "stargate" che riescono a vanificare perfino l’umana stupidaggine ?? alfonso toscano |
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ore 5, partenza da Roma Termini.. |