Come e quando ti
sei imbattuto per la prima volta nella chitarra battente
Ho
scoperto la cosiddetta “musica popolare” nel 1975 quando mi ha
folgorato l’ascolto di alcuni brani della Nuova Compagnia di
Canto Popolare ed in quel momento ho sentito (su disco) la prima
chitarra battente, in particola in Tarantella del Gargano (Lo
Guarracino - Ricordi 1972).
In quella
occasione che cosa ha attirato il tuo interesse
Suonavo già la chitarra e il basso e il suono degli strumenti a
corda in genere destava subito un mio grande interesse,
figuriamoci un suono così nuovo! Non era una chitarra classica,
non era una folk, sembrava un 12 corde ma era più morbida,
insomma impazzivo per cercare di capire come riprodurlo. Bisogna
tenere presente che a quei tempi non c’erano stage o seminari,
se eri fortunato potevi vedere lo strumento in qualche concerto,
da lontano e capivi ben poco della forma, dei legni delle corde
e figuriamoci dell’accordatura!
Nel tuo percorso
di apprendimento c’è stato un momento in cui si è verificata una
svolta ?
Mah, come dicevo
prima non esisteva nessuno che ti poteva dire come si suonava e
che cosa ci si suonava, ascoltai il disco “La chitarra battente
in Calabria” di Roberta Tucci e Antonello Ricci, guardai
attentamente per decine di concerti la mano destra e le figure
ritmiche che eseguiva Eugenio Bennato e piano piano mi feci
un’idea generale sulle possibilità sonore dello strumento che,
però, non avevo! E, come hanno poi fatto in molti, presi una Eko
12 corde e ci misi i cinque cori della battente. Il suono era
piacevole e per anni ho suonato quella, ci ho anche inciso il
mio primo disco con i Musicanti.
Come sei entrato
in possesso della tua prima battente ? hai trovato difficoltà a
reperirla ?
Nel 1984
trovandomi in vacanza in Calabria a Crotone vidi in un negozio
di strumenti musicali una chitarra battente della ditta Melody e
quella fu finalmente la mia prima chitarra battente. Niente di
speciale, ma mi sembrò un sogno già solo il fatto di averla
trovata! Le alternative non erano molte anzi, per quanto ne
sapevo, c’era solo la possibilità di andare dai liutai De Bonis
a Bisignano (CS) e comprare qualcosa di serio, ma sia la
distanza da Roma sia le economie non me lo permettevano. Poi
dopo alcuni anni questo sogno si realizzò: fui accolto da una
anziana signora che ci offrì subito un caffè, poi entrammo nel
laboratorio emozionati e mi si aprì in cuore. Acquistai un
modello che era pronto costruito da Costantino De Bonis, che
alla mia domanda “maestro come si suona?” mi rispose “ognuno la
suona come vuole!” da quel momento avevo una vera chitarra
battente. Poi negli anni novanta ho conosciuto il liutaio
Pasquale Scala di Praiano (SA) e lui mi ha costruito un
bellissimo modello cilentano che suono ancora oggi sia in
concerto che nelle registrazioni.
C’è stato qualcuno
che ti ha trasmesso la sua passione, le sue esperienze o al quale ti
sei rifatto come modello di riferimento ?
La passione per
questo strumento che ho trovato nell’amico musicista Maurizio
Cuzzocrea mi ha contagiato e non poco ma, come dicevo prima, per
poter imparare bisognava ascoltare suonatori tradizionali e/o
musicisti che riproponevano musica tradizionale e rubare con gli
occhi. E così ho ammirato tanti e tanti suonatori ma uno mi ha
colpito in particolare Salvatore Megna, bravissimo!
Hai trovato utile
qualche testo, libro, pubblicazione, cd ecc.. ?
Utile è stato il
libro già citato di Roberta Tucci e Antonello Ricci “La chitarra
battente in Calabria”, interessante, soprattutto per un
molisano, l’articolo di Mauro Gioielli, "La chitarra battente
nel Molise", su Utriculus.
Quanto ha contato
per te la musica di tradizione o il rapporto con qualche “portatore”
della tradizione
Ho passato 35
anni a ricercare e riproporre musica tradizionale e solo il
contatto diretto con i suonatori e i cantori ha dato significato
a questa mia passione. Senza il rapporto diretto puoi suonare,
anche bene, ma non sai cosa stai suonando. Le registrazioni sul
campo in Molise e nel Lazio, gli incontri con la memoria
musicale di quelle zone e i contesti in cui si sviluppa quel
tipo di musica. I riti dei contadini e degli artigiani, i loro
canti che segnano lo scorrere del tempo, i loro strumenti
arcaici, ecco, in questi repertori c’è un valore che va oltre la
semplicità della loro struttura musicale spesso scarna e quasi
banale.
Ritieni che oggi
nel tuo modo di usare lo strumento tu abbia sviluppato una impronta
assolutamente personale ?
Suonando in varie
formazioni ho avuto l’esigenza di adeguare il suono della
chitarra battente a repertori diversi e a contesti musicali che
filologicamente non l’avrebbero prevista. Per cui spesso la uso
con l’arpeggio con effetti simili a un clavicembalo (con i
Viulàn) oppure in repertori rinascimentali (con Riccardo
Marasco) dove ho avuto l’opportunità di suonare una meravigliosa
chitarra battente originale del 1600 e ci ho registrato il CD
“Pace non più guerra”. Chiaramente con i Musicanti del Piccolo
Borgo suono alla maniera più tradizionale dovendo accompagnare
melodie tipiche del centromeridione.
La tua terra, le
tue origini, la tua cultura, quanta parte hanno oggi nell’uso che
fai dello strumento ?
La mia terra, il
Molise è importantissima per ogni nota che suono per cui c’è
anche nel rapporto con lo strumento, ho inserito in tanti brani
molisani la chitarra battente senza averne mai vista una in
Molise, poi il mio amico Mauro Gioielli ha documentato invece la
sua presenza nella nostra terra in tempi passati e questo mi ha
rincuorato. In effetti se pochi chilometri più giù, nel Gargano,
c’è una delle più grandi tradizioni di brani per chitarra
battente come era possibile che da noi non fosse arrivata almeno
l’eco? La mia cultura, ma soprattutto la mia esperienza non mi
hanno mai fatto sentire in errore nell’uso di questo strumento
anzi sono contento di aver destato sempre interesse
all’ascoltatore.
Possiedi una sola
chitarra battente ? Sei affezionato ad uno strumento in particolare
?
Posseggo 3
strumenti, uno della ditta Melody, un modello calabrese di
Costantino De Bonis che però è stato danneggiato in aereo
durante un tour in Spagna e quindi è stato completamente
restaurato, magistralmente, da Andrea Sibilio liutaio di
Alessandria, ed infine la preferita, un modello cilentano di
Pasquale Scala.
Ti è mai balenata
l’idea di costruirtene una ? hai consultato qualche testo o qualcuno
ti ha aiutato o dato delle indicazioni ?
No
Il tuo rapporto
con il liutaio ti ha trasmesso qualcosa oltre a fornirti lo
strumento ?
E’ un mestiere
meraviglioso e ho passato qualche mezza giornata a guardare ed
ammirare Pasquale Scala. Quello che ti trasmette è soprattutto
il cuore che ci mette in quello che fa quando poi hai il suo
strumento in mano non puoi non aggiungere altro cuore suonando e
così… si fa la musica!
Hai avviato
qualcuno all’uso dello strumento trasmettendogli la tua esperienza,
i tuoi insegnamenti o la tua passione ?
Si, un cantante
toscano Claudio Bigliazzi, con il quale condivido un progetto di
musica toscana, ha voluto imparare le basi della chitarra
battente e ha poi acquistato una chitarra di Alfonso.
Hai mai suonato in
pubblico ? raccontami le impressioni della tua prima volta
Si, da molti anni
faccio il musicista. La prima volta a Roma all’Oratorio con i
Musicanti esordimmo con “Madonna delle Grazie” e…quanto
avremmo voluto avere una chitarra battente. Per la cronaca era
il 1975!
Se usi lo
strumento in pubblico c’è un tipo di manifestazione alla quale ti
piace partecipare più di un’altra ?
Si, uso la
chitarra battente in quasi tutte le formazioni con cui suono, e
in particolare mi piace suonare dove esiste l’ascolto.
Manifestazioni che diano gli spazi giusti e attrezzati, con
service competenti e, possibilmente con pubblico attento, e
critico. Poi in particolare mi piace portare la musica
tradizionale con concerti nei luoghi oggetto della nostra
ricerca “sul campo”, lì puoi vedere negli occhi degli anziani
l’orgoglio della loro memoria e del loro patrimonio.
prediligi l’uso
dello strumento come accompagnamento al canto, come accompagnamento
alla danza oppure come strumento melodico/solista ?
come
accompagnamento al canto.
con quali altri
strumenti prediligi suonare in assoluto ? qual è per te la
formazione ideale ?
formazione
ideale: organetto, piffero, zampogna, bufù, tamburello, battente
e…una voce che riesca a venire fuori!!!
l’uso della
chitarra battente ti ha avvicinato a qualche altro strumento ?
Non in
particolare
hai mai avvertito
l’esigenza di creare una composizione musicale personale ?
Si varie volte,
ma l’ho poi sempre inserita all’interno di una brano più
complesso suonato con il gruppo.
qualcosa che non
ti ho chiesto e che ritieni importante dire.
E’ importante
dire questo: grazie di esserci caro Alfonso!
Ho
avuto modo di conoscerti al Festival di Arezzo (Pifferi, muse e
zampogne), dove sarai sempre gradito ospite, e ho sempre
apprezzato la tua passione e la tua competenza. Un grande
abbraccio.
Silvio Trotta
grazie Silvio, e
buone suonate !
Alfonso |