www.alfonsotoscano.it

la musica degli ignoranti
 

 <<--- torna all'elenco

 

la battente vista da..

     Francesco Riggio

 

 
 
  • Come e quando ti sei imbattuto per la prima volta nella chitarra battente

Nel 1979 suonavo la chitarra a 12 corde e i flauti insieme a mio fratello in un gruppo di musica popolare. La chitarra battente la sentii nei dischi della NCCP e Musica Nova; quel suono sferragliante ed ipnotico entrò nel sangue ed al Teatro Olimpico di Roma, nello stesso anno, la vidi per la prima volta suonare dal vivo da Eugenio Bennato. La cercai e l’anno successivo a casa di alcuni amici che suonavano (c’era anche Arnaldo Vacca) conobbi Marco Lima (non l’ho più visto!!!) che possedeva una battente di Costantino De Bonis, ebbi modo così di suonarla per la prima volta. Altri amici che mi fa piacere ricordare (Nando Citarella e Francesco Manente) mi raccontarono della lunga dinastia di liutai De Bonis a Bisignano (CS) e nell’estate dello stesso anno partii alla volta di Bisignano per conoscere gli straordinari liutai De Bonis.

  • In quella occasione che cosa ha attirato il tuo interesse

L’eleganza, la leggerezza, la sonorità, il suono ipnotico e suggestivo che conteneva un mondo arcaico scomparso. Il fatto che questo strumento italiano diffusissimo tra il ‘600 ed il ‘700 nelle Corti del Veneto e in Calabria arrivava a noi grazie alla popolazione contadina che se ne era appropriato adottandone modalità e tecnica esecutiva. Il fatto che anche il Meridione d’Italia custodisse uno strumento come la chitarra battente per eseguire la sua musica, come negli altri Paesi è avvenuto (in Spagna con il flamenco, in Argentina con il tango).

  • Nel tuo percorso di apprendimento c’è stato un momento in cui si è verificata una svolta ?

I momenti di svolta sono stati molti, tutti gli incontri fatti, con te, con Gianluca Zammarelli, con Gianfranco Preiti, con Marcello Vitale, con Pier Filippo Melchiorre. Voglio però ricordare la profonda amicizia che mi lega a Cataldo Perri che mi ha permesso di ritornare, dopo quasi venticinque anni, in Calabria la mia terra natia, e a Bisignano nella bottega del Maestro Liutaio Vincenzo De Bonis. Grazie alle tre edizioni della “Chitarra battente nei luoghi della memoria” da lui organizzate ho poi avuto modo di incontrare persone generose, per niente gelose delle loro tecniche. Ricordo con grande affetto tutti gli amici di Bisignano, Sasà Megna, Francesco Turrà, i cugini Nigro, Le Antiche Melodie di Rossano, Turuzzu Cariati, Antonello Ricci, Antonio e Carlo Grillo, Davide Polizzotto, Danilo Montenegro, Francesco Loccisano, Angelo Gaccione, Antonio Scaglione, Valentino Santagati, Masino Leone, Peppino Donnici, Francesca Prestia, Marisa Buffone, Enzo Ziparo, Daniele Mazza. Persone straordinarie. Mi piace ricordare il primo prontuario di accordi per chitarra battente generosamente messo a disposizione di tutti realizzato da Pier Filippo Melchiorre. Gli incontri con Daniele Bazzani che mi ha trasmesso alcune tecniche di finger style perfezionandomi negli arpeggi con la battente. L’estate scorsa con Enrico ed Edoardo Morello a Fiumicino mi hanno permesso di ampliare la gamma di ritmi da suonare.

  • Come sei entrato in possesso della tua prima battente ? hai trovato difficoltà a reperirla ?

Nel 1979 non riuscii a comprare una battente, perché non c’avevo una lira in tasca. Molto tempo dopo su “Porta Portese” trovai un annuncio di vendita di chitarra battente usata, presi i contatti e feci tutto in 24 ore.

  • C’è stato qualcuno che ti ha trasmesso la sua passione, le sue esperienze o al quale ti sei rifatto come modello di riferimento ?

No. È stato il suono stesso dello strumento ad appassionarmi. Ho certamente condiviso la mia passione con quella di altri suonatori, musicisti professionisti con i quali non c’è stato solo uno scambio tecnico ma soprattutto umano.

  • Hai trovato utile qualche testo, libro, pubblicazione, cd ecc.. ?

In primis il tuo sito, “la chiazza” è una vera miniera di informazioni per chi si avvicina a questo strumento e non solo. Il libro di Ciro Caliendo, gli articoli di Marino Sorriso del 1979 e 1980, il prontuario degli accordi di Pier Filippo, “La capra che suona” di Tucci - Ricci, “Suonare la tradizione” di Danilo Gatto, i dischi di Cataldo Perri, Antonello Ricci e Gianfranco Preiti, Marcello Vitale, Sasà Megna, Francesco Loccisano, Danilo Montenegro, i canali YouTube: “MusicaDeglignoranti” e “Cicciubattenti”.

  • Quanto ha contato per te la musica di tradizione o il rapporto con qualche “portatore” della tradizione

Moltissimo, ascoltavo le musicassette registrate sul campo da amici ed anche attraverso trasmissioni radiofoniche di radio popolari che agli inizi degli anni Ottanta ancora c’erano. Purtroppo non feci l’esperienza di altri amici che partivano con i registratori alla volta di suonatori tradizionali. Ho goduto però del loro lavoro!

  • Ritieni che oggi nel tuo modo di usare lo strumento tu abbia sviluppato una impronta assolutamente personale ? 

Dopo aver acquisito le tecniche da Gianluca e Marcello, ed avere incontrato Gianfranco, Cataldo, Sasà, Danilo, Francesco, con i quali ho un rapporto di amicizia, penso di avere un mio modo di suonare la battente, ma è inevitabile che si possa scorgere l’influenza di altri. Non posso dire però che ho creato un modo originale come ha fatto per esempio Cataldo ed altri.

  • La tua terra, le tue origini, la tua cultura, quanta parte hanno oggi nell’uso che fai dello strumento ?

Lo ignoro, ma penso tanto. Ci trasferimmo a Roma con la famiglia quando avevo 7 anni. Posso dire che la battente mi ha permesso di ritrovare il mio Sud (tanto per citare la canzone di Cataldo) che sento in questo strumento.

·  Possiedi una sola chitarra battente ? Sei affezionato ad uno strumento in particolare ?

Ne possiedo diverse, ognuna con una sua voce, un suo colore, una sua storia. Sono affezionato a tutti gli strumenti, sono tutte a fondo bombato calabresi.

·  Ti è mai balenata l’idea di costruirtene una ? hai consultato qualche testo o qualcuno ti ha aiutato o dato delle indicazioni ?

No mai, non ne sarei capace! Anche se mi affascina il mondo della costruzione di questo strumento, spesso scendo in Calabria a trovare a Bisignano la famiglia De Bonis, Vincenzo, Costantino, Rosalba. L’odore di legno, di colle e di vernici naturali mi riporta ad un tempo che fu. Ad Acri ho visitato anche il laboratorio di Antonio Scaglione che mi fece dono di una delle sue battenti, molto bella.

  • Il tuo rapporto con il liutaio ti ha trasmesso qualcosa oltre a fornirti lo strumento ?

Assolutamente! Credo che il rapporto che si instaura tra un musicista ed il proprio liutaio è qualcosa di segreto ed intimo, difficile da descrivere. Conosco diversi liutai ma la persona più straordinaria che abbia conosciuto è che mi affascina con la sua cultura, intelligenza, ironia, saggezza, onestà e profonda umanità è Vincenzo De Bonis. Negli incontri mi trasmette le sue qualità umane; è una persona che avrebbe meritato tanto, che avrebbe potuto valorizzare il territorio calabrese. Ricordo sempre con grande piacere il convegno sulla liuteria De Bonis svoltosi a Bisignano il 27 dicembre 2008 ideato ed organizzato da amici come Alessandro Sireno dell’Associazione culturale Gentes

  • Hai avviato qualcuno all’uso dello strumento trasmettendogli la tua esperienza, i tuoi insegnamenti o la tua passione ?

I miei nipoti, sembra che promettono bene…

  • Hai mai suonato in pubblico ? raccontami le impressioni della tua prima volta

Sin dal 1979 ai Festival dell’Unità. Poi una lunghissima pausa durata anni per molti motivi, gli studi, il lavoro, la formazione personale. Poi una ripresa grazie agli amici di sempre, con Massimo Ponti tanto per fare un nome e poi piano piano le occasioni si sono ripresentate.

Ero il più piccolo del gruppo, avevo 16 anni e molto emozionato ma la cosa che mi piaceva era l’atmosfera che si respirava, un clima di festa, sin da quando partivamo dal Circolo Culturale Caterina Martinelli dove provavamo; ricordo anche il dopo: tante ragazze che si avvicinavano per conoscermi e l’amicizia con loro. Adesso quello che conta è il feedback con chi sta vicino ed ascolta o balla.

  • Se usi lo strumento in pubblico c’è un tipo di manifestazione alla quale ti piace partecipare più di un’altra ?

Direi che tutte le occasioni per suonare sono buone; preferisco certo di più quelle in cui vi è una partecipazione da parte di chi ascolta, diciamo pure, un certo interesse. È chiaro che questo accade anche quando si riesce a stabilire quel feeling, quella comunicazione tra chi suona e chi ascolta-partecipa, quando cioè si crea un’atmosfera. Meglio se tra chi suona c’è un rapporto affettivo come capita quando ci incontriamo con te, con Pier Filippo, con Cataldo ed altri amici. Attualmente faccio parte della piccola orchestra Canto d’Inizio e suonando amplificati la povera battente calabrese, “panciuta e docile come un amante”, come la descrive in maniera poetica Giovanni Sapia, a causa di service superficiali ed improvvidi, il più delle volte non viene adeguatamente amplificata e questo le fa perdere proprio quelle caratteristiche peculiari che sono la quantità e la qualità di armonici che essa produce.

  • prediligi l’uso dello strumento come accompagnamento al canto, come accompagnamento alla danza oppure come strumento melodico/solista ?

Per quello che ho già detto prima questo strumento è particolarmente adatto ad accompagnare il canto; esprime le sue qualità migliori. Però mi piace anche molto come strumento solista, arpeggiato o con un’accordatura aperta è veramente troppo fico! Posso dire “Gurpigna e rapinante”??!!

  • assieme a quali altri strumenti prediligi suonare la battente ? qual è per te la formazione ideale ?

L’impasto che si crea tra lira e battente credo sia unico nel generare un cromatismo di suoni straordinario, ma anche con il flauto arcaico di corteccia di oleandro. Ottima combinazione è anche con la chitarra classica, ed i plettri in genere. La formazione ideale potrebbe essere: battente, classica, basso, lira, pipita, zampogna, tamburello, organetto, fisarmonica ma devono essere orchestrate bene. La battente è infatti delicata per le sue frequenze elevate e la rosetta che smorza il suono, se non avviene una giusta composizione di suoni con gli altri strumenti essa si perde.

  • l’uso della chitarra battente ti ha avvicinato a qualche altro strumento ?

Per l’accordatura cosiddetta “rientrante”, il bordone, il ritmo quasi ipnotico, il colore più o meno cristallino è stato quasi un passaggio obbligato alla zampogna conflentana e surdulina ed alla lira calabrese. Strumenti anch’essi che hanno una voce delicata che si perde facilmente, come la voce umana.

  • hai mai avvertito l’esigenza di creare una composizione musicale personale ?

Si certo, anche se non sono un compositore, magari prima o poi me ne uscirò con un CD di battenti?! Mi piace pensarlo.

  • qualcosa che non ti ho chiesto e che ritieni importante dire.

Grazie Alfonsi’!! Grazie a tutti amici che la chitarra battente mi ha permesso di conoscere e condividere esperienze diverse e per questo sempre stimolanti. Un abbraccio a tutti!!

                                                                                                      Francesco Riggio

 

Grazie a te Ciccio, e buone sonate !!

Alfonso

 

 

 
 

Calendario | Corsi, seminari e stage | Libri, cd, demo | archivio audiovideo | la chitarra battente | mostra | annunci | la chiazza  | proposte artistiche  | artigiani & hobbisti  | i portatori della tradizione  |  eventi trascorsi | le feste da non perdere | articoli | Cilento | nonSoloMusica | home | la battente vista da..

 

segnala un evento